«Siamo uomini o caporali?» s’intitolava una celebre commedia degli anni Cinquanta. In quel film Totò raccontava i soprusi e gli esercizi di potere meschino che gli uomini a volte subiscono da individui di bassa statura morale dotati di una pur minima autorità. Pochi sanno che si trattava di citazione autobiografica, legata alle vessazioni che lo stesso Totò aveva patito durante il servizio militare.
Abbiamo deciso d’intitolare a Totò la prossima edizione del Maggio dei Monumenti, a cinquant’anni dalla sua scomparsa. Il grande Antonio De Curtis ha dato i colori a una certa idea di napoletanità: la leggerezza dello spirito, l’arguzia bonaria, la risata terapeutica, la ribellione all’ottusità del potere; poi, sotto la guida di Pasolini, ha anche rivelato agli scettici il suo volto «immensamente umano». Pochi sanno che Totò era un benefattore silenzioso, che – senza esser mai diventato ricco – devolveva i suoi soldi agli orfanotrofi, alle famiglie degli ex carcerati, alle associazioni di beneficenza.
Soprattutto vogliamo bene a Totò per averci regalato un antidoto universale contro l’insopportabile tracotanza dei “caporali” e la loro pretesa di misurare il mondo col metro dell’obbedienza; e questo antidoto grandioso è la pernacchia. Ah, caro Totò, che grande invenzione la tua pernacchia, e quanto ci torna utile di questi tempi! A quei “caporali” che non hai mai amato, e che noi sinceramente disprezziamo, riserveremo sempre la nostra più sonora pernacchia, levandoci al tempo stesso il cappello in segno di rispetto per la tua intramontabile grandezza.