Caro Jacopo Fo, grazie per avermi segnalato l’incredibile storia del ponte sospeso dell’Arenella, a Napoli. E’ una storia che conosco bene e sulla quale già stiamo intervenendo. Con una proposta, come fra poco ti racconterò, molto simile alla tua. A riprova, come tu stesso dici nel post, che condividiamo una comune sensibilità: per una politica migliore e giusta. Senza se e senza ma. Il viadotto dell’Arenella, costruito più di vent’anni fa, nel mezzo del nulla, era un monumento allo spreco. La metafora della burocrazia che si perde fra mille cavilli. Quando un fallimento amministrativo assume la forma plastica di un obbrobrioso pilone di cemento armato, che trafigge il verde di Napoli come una lama nel cuore. Oggi, come è anche nella tua proposta, là dove sorge un tetro scheletro di cemento armato, ci sarà uno spazio verde.
Abbiamo deciso, come Comune di Napoli, in sinergia con il Presidente della Municipalità Vomero-Arenella, Mario Coppeto, di realizzare un progetto simile a quello che ci hai proposto: un giardino pensile che recuperi la struttura, sul modello di quanto è stato fatto a Parigi con la promenade de Plante, nei pressi di Place de la Bastille. Trasformare quella bruttura in un giardino di Babilonia ci permetterà di recuperare un pezzo di città, creando valore aggiunto, attraverso la sistemazione di un chiosco, come tu stesso proponi, e risparmiando le risorse necessarie all’abbattimento.
Abbiamo deciso, dunque, di bandire un concorso di idee che sarà fra poco disponibile: un concorso per creativi, ingegneri e architetti, che ci aiuti a definire il progetto che abbiamo in mente, al quale invitiamo tutti a partecipare. Sarò lieto, ovviamente, di sottoporti le idee progettuali. Dopo il concorso, metteremo a bando la realizzazione del progetto, per il quale abbiamo deciso di utilizzare anche delle risorse economiche a valere sul Forum delle Culture, grande kermesse UNESCO che vede Napoli quest’anno protagonista. Obiettivo del Forum, infatti, è non solo ospitare eventi ma innescare processi di rigenerazione urbana; e credo che il ponte dell’Arenella possa rappresentare un esempio da seguire anche altrove. L’esempio di una politica che sani il territorio come si curano le ferite e che metta al centro della propria ragione d’essere il bene comune.
In Italia, purtroppo, siamo “abituati” allo scempio del territorio. Agli appalti fatti in favore degli “amici degli amici”. Siamo “abituati” a costruire cattedrali nel deserto, infrastrutture utili a chi le costruisce e non ai cittadini: Ponti sullo stretto, quando da Palermo a Messina ci si impiega otto ore; casermoni buoni per far tagliare il nastro a qualche Cetto la Qualunque, che il giorno dopo vengono chiusi per la mancanza di nulla osta. Soldi pubblici che piovono, per finanziare clientele elettorali e non per soddisfare il territorio. E’ il tempo di indignarci e non vogliamo e non possiamo “abituarci” più alla malapolitica e alla malamministrazione. La difesa del territorio è un diritto.
Dobbiamo insorgere e cambiare le cose. Può e deve farlo la politica, tornando a occuparsi di territori e non di clientele, di cittadini e non di elettori, di bisogni e non di interessi. Possono aiutarci i cittadini come te, caro Jacopo, attraverso segnalazioni e anche e soprattutto proposte operative. Il tema di sprecopoli che tu denunci, infatti, mi sta particolarmente a cuore. Da sindaco, mi sono personalmente impegnato nel monitoraggio e per l’abbattimento dei ruderi. Pochi mesi fa, ad esempio, dopo vent’anni, siamo riusciti a far abbattere il “mostro dell’Arenella”, un altro scheletro di cemento che campeggiava all’uscita della tangenziale, a ridosso del Parco Metropolitano delle colline di Napoli. Già. Perché Napoli, la città de “Le mani sulla città” – meraviglioso film di Francesco Rosi sulla speculazione edilizia, che al pari di altre località dello Stivale, è stata oggetto di una criminale furia speculativa -, ha da anni cambiato marcia.
Per noi, la valorizzazione del verde urbano – quelle piccole isole sfuggite alla speculazione – è una priorità. Per questo, il Parco Urbano di Napoli è un presidio. Per questo, la demolizione del mostro dell’Arenella è stata fondamentale per far respirare quel quartiere; per ridarvi dignità. Per questo, dobbiamo trasformare insieme il ponte dell’Arenella. Da quando sono diventato sindaco, abbiamo aperto tanti orti urbani: interstizi verdi – sopravvissuti fra grigi condomini -, oasi coltivate con agricoltura biologica, bastioni di benessere e di bello per proteggere la città e offrire anche attività produttive e lavoro ai giovani. Questo lavoro, di cui si parla poco, è significativo. Oggi, l’area del Comune di Napoli è primatista per produzione di ettolitri/l’anno di vini Doc fra i capoluoghi di Provincia. Un bel successo, se pensiamo che la percezione che si ha di Napoli non è quella del giardino di limoni raccontato da Goethe al tempo del Grand Tour, ma di metropoli caotica e congestionata. Grazie ancora, dunque, caro Jacopo, per la tua idea. Trasformare una brutta colata di cemento in un bel giardino può aiutarci a gettare un ponte verso i diritti per un’Italia migliore.