La diplomazia degli stati vuole che una causa nazionale venga sempre negata, tacciata di terrorismo, che il leader rappresentativo di un popolo arrivato qui per chiedere asilo venga invece venduto a buon mercato dal governo italiano ad uno stato che nega l’esistenza di quel popolo. Poi c’è la diplomazia del buon senso. Di chi osserva con stupore che proprio quel popolo e le sue milizie divengono improvvisamente frontiera dell’Occidente contro le barbarie dello Stato Islamico, ma che allo stesso tempo non si fa nessun ragionamento sugli errori fatti ma si lasciano quelle donne e quegli uomini tra le cortine di filo spinato dei diversi stati, tra le incudini e i martelli, a combattere la loro resistenza che parrebbe improvvisamente divenuta la nostra. A raccontare quella guerra partigiana oggi, a raccontarla fuori dalla semplificazione pubblicistica, ci sono due giovani ragazzi cresciuti a Napoli. Luca e Egidio sono lì, sulla frontiera che altri rimarcano e altri ridisegnano a interrogare persone, a restituire quel senso di umanità a tutte le contraddizioni che animano il sostegno al popolo curdo. Sono li per stare, perchè anche la sola presenza fisica oggi è diplomazia di buon senso.