Ho avuto la fortuna di svolgere la professione sognata fin da bambino.
Ho avuto la fortuna di possedere un lavoro fisso. Ho perso tutto questo per essermi occupato del malaffare. Dunque so bene cosa significhi avere un’occupazione stabile e perciò non condivido affatto le considerazioni del presidente del Consiglio e di alcuni ministri. Non abbiamo ancora visto, da parte dello stesso governo, politiche relative al lavoro e allo sviluppo, ma esclusivamente tagli, mentre nel Paese, in particolare al Sud, il tasso di disoccupazione giovanile cresce a livelli inaccettabili.
Sarebbe opportuno parlare di meno e lavorare di più, soprattutto contrastando la disoccupazione e la precarietà nel mondo dei più giovani. L’invito a loro rivolto, quello di andare all’estero, non è condivisibile: l’obiettivo infatti è creare le condizioni affinchè trovino la propria realizzazione occupazionale qui in Italia, come impone l’articolo 1 della Costituzione che indica nel lavoro un diritto fondante la stessa Repubblica.Un articolo che richiama un altro articolo, cioè l’articolo 18, che fa parte della costruzione del lavoro come diritto.
Se non si agisce in questo senso, il rischio è altissimo perchè la crisi morde la società e la comprime. Da tempo invito il governo a non sottovalutare le tensioni sociali e a tenere conto del grande ruolo di mediazione che stanno svolgendo, in questo stesso conflitto sociale, sia i sindaci che i sindacalisti che tante altre istituzioni.
In momenti difficili come quello che stiamo attraversando, certo non aiutano le dichiarazioni inopportune e roboanti, come quelle sul posto fisso che sarebbe monotono oppure quelle sull’articolo 18 che sarebbe quasi una zavorra.
Le zavorre sono altre: le politiche che le cricche hanno portato avanti creando un sistema oligopolistico, nel quale chi aveva potere ne ha avuto sempre di più mentre i due terzi della popolazione non arrivano a fine mese.
Tutto questo non è colpa del lavoro stabile o dell’articolo 18 o dei lavoratori, ma delle politiche fallimentari condotte dai governi e che non hanno certo aiutato l’occupazione giovanile. Penso soprattutto all’esecutivo Berlusconi. Adesso la sfida passa al governo Monti, da cui ci attendiamo lo scatto di reni necessario ad invertire la direzione rispetto a quella seguita finora.