Intervista rilasciata ad Adriana Pollice per il Manifesto “Si deve tornare alla Legge Reale. Anzi bisogna fare la ‘legge Reale ‘.  Contro atti criminali come quelli di Roma. Si devono prevedere arresti e fermi obbligatori e riti direttissimi con pene esemplari” tuonava ieri Antonio Di Pietro a proposito della manifestazione del 15 ottobre, a cui non ha partecipato. Di diverso avviso il sindaco di Napoli e collega di partito, Luigi de Magistris, che invece a Roma c’è andato: “Sono stato soprattutto con Maurizio Landini e la Fiom, ma ho girato per il corteo il più possibile, per vedere e sentire cosa ha da dire il popolo degli Indignati”.

Sindaco, da ex pm, ci vogliono davvero le leggi speciali? La legge Reale è un vecchio arnese fascista cancellato dalla democrazia, non serve resuscitarlo. Ci sono le leggi ordinarie, usiamo quelle. Piuttosto si rischia di cancellare una protesta piena di contenuti politici mettendola solo sul piano dell’ordine pubblico. Ho assistito a una certa dose di opportunismo da parte degli apparati di partito. Qualcuno, come me, c’è andato a titolo personale, qualcun altro è rimasto a guardare per vedere come andava. La violenza non può essere la scusa per cancellare i problemi posti dagli Indignati. Un gruppo di giovanissimi ha deturpato la manifestazione, resta da capire come mai si sia sottovalutata la situazione e che ruolo ha svolto l’intelligence.

Si invocano leggi speciali per chi protesta quando la classe dirigente non fa che eludere il diritto Il rischio è che l’opinione pubblica si sia assuefatta alle malefatte del potere. Al punto in cui siamo, per assurdo, Berlusconi potrebbe mangiare un bambino e nessuno si stupirebbe. Il ministro Romano e il coordinatore campano del Pdl Cosentino, accusati di collusione con le mafie, continuano a pontificare. La violenza dei clan che entra nelle istituzioni, fatta di forzatura delle leggi e carta bollata, non indigna più nessuno. Il pericolo è che se una parte della società comincia a pensare che non è più possibile cambiare attraverso la politica allora avremo sempre di più ribellioni violente, magari anche fatte in buona fede. Ma naturalmente chi non vuole il cambiamento può utilizzarle come pretesto per ritornare a un ordine reazionario. Poi, certo, la mia solidarietà va a quanti, forze dell’ordine e manifestanti, hanno rischiato di farsi molto male.

Ieri ci sono state perquisizioni a tappeto in tutta Italia. L’impressione è che si sia colpito nel mucchio, più per intimidire che per indagare. Non voglio giudicare il lavoro delle forze dell’ordine però, da sindaco, dico attenzione a criminalizzare il dissenso. Ho sentito molti accostamenti in questi giorni che non condivido. Le lotte per la difesa delle comunità contro le discariche, i No Tav della Val di Susa, i No Dal Molin sono cosa diversa dal mettere a ferro e fuoco una città. C’è tanta forza nelle idee dei movimenti che non c’è bisogno della violenza. E’ gente che ci mette la faccia, non il passamontagna.

Com’era quella parte di corteo che quasi nessuno ha raccontato? Pieno di proposte per un altro paradigma economico che mette radicalmente in discussione quello attuale. Pieno di cultura e non di generici slogan contro Berlusconi. Pieno di persone di tutte le età, uomini, donne e giovanissimi, precari, operai, artisti, intellettuali, pensionati, disoccupati e impiegati che hanno fischiato le frange più violente. Frange che però vanno interrogate, bisogna capire perchè, per dare uno sbocco politico e democratico, portare richieste e bisogni nel governo della cosa pubblica. Attenti a quelli che hanno interesse a bloccare questo processo.

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