Domenica ho esercitato il diritto di voto nel seggio elettorale presso il quale sono iscritto. Nel pomeriggio ho replicato il mio voto in una urna informale, in un seggio dove hanno votato i cittadini migranti che da anni abitano a Napoli.
Ho votato insieme ai figli dei migranti che hanno raggiunto la maggiore età, ragazze e ragazzi che hanno trascorso tutta la lora vita, o quasi tutta, tra di noi e con noi.
Ho votato con uomini e donne che da almeno cinque anni abitano e costituiscono la nostra comunità cittadina. In altre città sono stati allestiti altri seggi ed altri migranti votando hanno chiesto di votare. L’iniziativa, dal nome “L’Italia sono anch’io” vede l’impegno di un cartello vasto di associazioni e organizzazioni tra cui le Acli e la Cgil.
Ieri ho votato insieme a Padre Alex Zanotelli. Da giurista ritengo che è fondamentale il diritto al voto e che sia grave che non venga riconosciuto a questi nostri concittadini. Non è una società che progredisce quella che tratta il tema migratorio solo in termini di ordine pubblico.
Nei prossimi giorni sarò a New York, città simbolo del sogno americano che oggi vanta un primo cittadino di origine campana. Il sogno americano non sarebbe mai esistito senza immaginare una società pluriculturale e unita nelle aspirazioni di uguaglianza. La nuova cittadinanza cresce tra i banchi delle nostre scuole, nelle nostre classi della scuola pubblica dove è sempre meno raro incontrare giovani cittadini provenienti da altri paesi divenire amici, compagni di scuola, dei nostri figli.
È ora che il parlamento si accorga di questa realtà e riconosca il diritto di voto a chi è nostro concittadino.