Oggi è la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Come tutti gli altri sindaci, sono impegnato in una serie di importanti iniziative di sensibilizzazione.
Ma vorrei che facessimo tutti qualcosa di più. Non più solo riflettere, ma soprattutto agire, per creare una società delle opportunità per tutte e tutti. E’ quello che abbiamo cercato di fare, a Napoli, con gli scarsi mezzi a nostra disposizione.
Per realizzare una serie di politiche pubbliche concrete, con l’obiettivo di mettere le donne al centro. Se esiste la violenza contro le donne, fisica e psicologica, è proprio perché la donna non viene riconosciuta come uguale vero soggetto di diritti, ma come oggetto nei riguardi dei quali è possibile esercitare compressioni della dignità umana, senza che ci sia una chiara percezione del crimine che si sta compiendo.
Allora, non dobbiamo solo agire contro la violenza sulle donne, a valle, trattando la faccenda come una questione di ordine pubblico. Dobbiamo lavorare a monte, coinvolgendo la scuola, gli uomini, e tutti i processi di costruzione culturale, attraverso i quali riaffermare quella uguale libertà di tutte e tutti nella società, promessa dalla Costituzione, ma disattesa nei comportamenti.
Libertà e dignità che sono disattese ogni volta che una donna firma dimissione in bianco a imprenditori senza scrupoli; ogni volta che, a parità di merito con gli uomini, non viene loro riconosciuto l’uguale possibilità di fare carriera o uguali stipendi a parità di grado e di mansioni.
Si sta compiendo una violenza, ogni volta che si discrimina una donna in quanto donna sul lavoro, nella vita, imponendo o anche solo legittimando una cultura discriminatoria dove non sia dato di scegliere fra una pluralità di modelli e comportamenti.Per questo, per vincere questa battaglia, dobbiamo fare di più.
Nel Comune di Napoli, abbiamo promosso iniziative, centri d’ascolto e anti violenza; abbiamo attivato perennemente un laboratorio con funzioni operative nel campo delle pari opportunità; è all’opera la Consulta delle elette e, anche nelle cose apparentemente più semplici, come la Toponomastica, abbiamo costituito un gruppo di lavoro con il mandato specifico di riequilibrare le intitolazioni di strade e piazze alle donne. Perché quella invisibilità storica e politica a cui sono state condannate è funzionale a silenziare i loro diritti e le loro aspettative: per questo va smantellata.
La nostra battaglia, che è una battaglia anche di cultura e di cambiamento, può e deve partire anche dalle piccole cose, da quelle parole che concorrono a costruire un immaginario, troppe volte pensato ad uso e consumo degli uomini.Dunque, tutte le istituzioni possono e devono fare di più. Stabilendo nuove e più severe leggi e anche procedure per garantire uguale accesso e partecipazione delle donne in settori chiave della nostra società, dalla politica ai Cda delle imprese. Non si tratta di realizzare politiche pubbliche specifiche, ma di valutare l’impatto in tema di cultura dei generi di ogni attività o procedura si ponga in essere.
Diceva Simone de Beauvoir che donne non si nasce, ma lo si diventa. Riferendosi a quel processo di interiorizzazione di norme e comportamenti discriminatori attraverso i quali si scava una differenza silenziosamente. Allo stesso modo, credo che la nostra società possa diventare diversa. Più aperta, ospitale e inclusiva.
Ed è la nostra sfida di oggi. Costruire una società a misura di donna.