Al “Je So Pazz Festival” ho discusso con i rappresentanti dei No Tav; del partito composto da turchi, curdi, armeni dell’HDP; del partito KOE formazione politica nella piattaforma di Syriza.
Una serata importante perché racconta quella contaminazione europea e mediterranea che può porre fine alle sciagure del nostro tempo.
I reiterati arresti in Turchia, la campagna militare nel Rojava che da solo si è liberato dal’Isis,
dimostra chi oggi sta compiendo un colpo di stato. Napoli ha espresso solidarietà con comunità curde (ed oggi esprime solidarietà al vicepresidente dell’HDP arrestato mentre si recava a Napoli) alle istituzioni e al popolo palestinese, ai greci che non si faranno ingannare dall’abbraccio di Renzi il quale al suo popolo non nega di certo un sistematico e progressivo smantellamento di diritti conquistati in anni dai lavoratori e da chi ha liberato il paese da una dittatura regalandoci una delle costituzioni più belle del mondo. Da magistrato ho osservato la nascita dei movimenti antiglobalizzazione, da magistrato conosco gli strumenti di repressione che si adoperano per le comunità in lotta contro il malaffare e che promuovono una democrazia di prossimità. I movimenti sono pericolosi perché scassano il sistema del partito trasversale degli affaristi, sono pericolosi perché difendono le comunità, l’ambiente, i beni comuni. Napoli vuole dare cittadinanza a tutti coloro che si ribellano per allargare la democrazia e respingere il neoliberismo. L’iniziativa dell’ex Opg aiuta a creare un fronte europeo e mediterraneo contro il liberismo, tutto questo mentre il ministro Madia qui in Italia immagina provvedimenti contro chi ha attuato il referendum per la pubblicizzazione dell’acqua. I movimenti sono liberi, sono autonomi e l’autonomia dei movimenti è il principio fondamentale che sovverte le gerarchie e garantisce un equilibrio a tutela della democrazia. Bisogna immaginare una globalizzazione dei diritti e della cittadinanza fondata sulle comunità in autogoverno, così da spezzare i guinzagli di chi prende decisioni sulla testa dei popoli che reclamano autogoverno. Assistiamo a un lavoro sistematico di distruzione della scuola come della sanità, alla demolizione della Costituzione, ma noi non siamo ancorati al passato e sappiamo restituire alle nostre politiche il primato della collettività e del bene comune, applicando prima di tutto la pubblicizzazione dei servizi essenziali, riconoscendo nella scuola il servizio in assoluto meno conciliabile con le politiche di austerità e pareggio di bilancio. Il nostro è un pensiero popolare, che non passa sui media e che parla il linguaggio del popolo e per questo non ha bisogno di strutture di potere. Siamo antipotere ma siamo per il potere popolare.