La situazione difficile che stiamo vivendo è dovuta alle norme relative al predissesto dei comuni, fra i quali il Comune di Napoli, che sono state formulate dal governo Monti e approvate, in Parlamento, dalla maggioranza composta da Pdl, Pd e Udc. È noto a tutti che uno dei pochi avversari politici di tale quadro e di tali norme è stato proprio il sindaco di Napoli che, infatti, ha parlato di provvedimento ‘ammazza comuni’. Così come è noto a tutti che il governo Monti ha avuto, ed ha ancora, l’appoggio non solo delle forze politiche sopra citate, ma anche di alcune forze sociali. Altrettanto nota è la condizione finanziaria (un miliardo e mezzo di euro di debiti e ottocentocinquanta milioni di euro di disavanzo) che questa amministrazione ha ereditato, tanto che viene naturale chiedersi dove fossero prima coloro che oggi pontificano da più parti.
Questo scenario è stato poi notevolmente aggravato da ulteriori tagli dei trasferimenti nazionali da parte del governo Monti, sempre appoggiato da Pdl, Pd e Udc, e dalla mancanza dell’approvazione di qualsiasi intervento normativo a favore di Napoli, come invece fatto per Palermo, Catania e Roma. Tale scenario, dunque, offre due sole alternative alla città: l’adesione al decreto predisposto dal governo Monti oppure il dissesto del Comune. Non vogliamo proprio prendere in considerazione l’ipotesi del dissesto così come l’ipotesi che ci sia qualcuno pronto ad augurarsi il fallimento della città, perchè in caso di dissesto Napoli cadrebbe nel baratro: senza servizi fondamentali, fallimento di imprese, contrazione dei posti di lavoro. Perciò la nostra amministrazione da un anno e mezzo -nonostante la situazione di predissesto di fatto e la pressione delle forze e dei poteri avversi alla città- ha lottato a tal punto che non è stato perso un solo posto di lavoro e nessuna azienda riconducibile al Comune è fallita. Al sindaco non sfugge un pericolo: la strumentalizzazione di questa situazione drammatica per finalità elettorali. Questa amministrazione ha già dimostrato in alcuni passaggi fondamentali, per altro restando isolata, la sua propensione ad atti coraggiosi, fondati sulla interpretazione costituzionalmente orientata del quadro normativo, cioè privilegiando la Carta e i diritti dei cittadini rispetto al formalismo amministrativo: è il caso delle maestre, dei rifiuti, dei lavoratori socialmente utili, delle società partecipate. Fino ad ora, e nonostante questo quadro, non sono stati toccati posti di lavoro e salari, mentre stiamo lavorando per attenuare un piano di riequilibrio finanziario per scongiurare che ciò avvenga, proprio a causa delle norme da lacrime e sangue volute dal governo Monti, appoggiato da Pdl, Pd e Udc e da tanti attuali nostri detrattori. Questa amministrazione ha inoltre cancellato ogni forma di privilegio, le sacche di inefficienza scoperte e le forme di consociativismo opaco del passato. Perciò qualora ci dovessero essere sacrifici per evitare il dissesto, questi non riguarderanno le fasce deboli dei dipendenti comunali, ma quelle dei più garantiti, così come la stessa struttura apicale dell’amministrazione parteciperà a tali eventuali sacrifici. Ci auguriamo che in queste ore si proceda in modo unito a difesa degli interessi dei cittadini, evitando battaglie politiche strumentali e pensando invece ad iniziative comuni di lotta, che vedano protagonisti l’amministrazione, i lavoratori ed anche le forze sociali, assenti quando ci recammo a Montecitorio per una seduta simbolica del Consiglio comunale che scuotesse la coscienza del governo Monti. Ci auguriamo poi, oltre ad una mobilitazione unitaria, che il prossimo esecutivo possa modificare le norme del predissesto in senso favorevole ai cittadini e ai comuni. Se la città non risponde a questa sfida in modo compatto, dalle forze sociali a quelle produttive e politiche, l’unica alternativa sarebbe il dissesto che, invece, non teniamo proprio in considerazione e contro il quale stiamo combattendo, sempre avendo a cuore la giustizia sociale e i diritti dei cittadini e dei lavoratori. Il sindaco si impegna a valutare tutte le proposte di merito per consentire di migliorare la qualità dei servizi, garantire i livelli occupazionali del Comune e delle sue partecipate senza intaccare i livelli salariali. Si apre ad horas un tavolo permanente tra amministrazione e rappresentanze dei lavoratori al fine di trovare le migliori soluzioni possibili entro i termini dell’approvazione del piano.