Oggi è la giornata di mobilitazione nazionale per la gestione pubblica e partecipativa dell’acqua. E Napoli ospita un incontro sull’acqua pubblica che è fondamentale per costruire insieme una democrazia migliore. Insieme al Comitato Acqua Pubblica Napoli, al Coordinamento Campano per la Gestione Pubblica dell’Acqua e a tutto il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua.Sono veramente orgoglioso di questo evento. Per me, che ho legato il mio impegno, da subito, come europarlamentare, alla battaglia per l’acqua pubblica. Per la Città di Napoli, che, per prima, in Italia, ha dato seguito allo straordinario esito referendario ripublicizzando la Spa di gestione delle risorse idriche comunali, e trasformandola in un’azienda speciale; che abbia come mission , nello Statuto, la gestione condivisa di un bene comune, non di un bene del Comune. Per gestire insieme un bene che è di tutti. L’acqua è il bene comune primigenio. La risorsa che dà la vita. Per questo, da sindaco, ho subito cercato un nuovo governo della città, che mettesse al centro l’uomo con i suoi bisogni, non il mercato e i suoi profitti. Per questo, sono orgoglioso che sia la città di Napoli, la città dei beni comuni e dell’acqua pubblica, ad ospitare, oggi, un incontro pubblico per approfondire la praticabilità del percorso di ripubblicizzazione dell’acqua in Italia. Affinché Napoli possa essere quel laboratorio per costruire, come recita l’articolo 3 della nostra Costituzione, una Repubblica a cui spetta “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Esistono dei beni la cui disponibilità deve essere sottratta alle logiche dell’utile e ricondotta alla soddisfazione dei diritti universali degli individui e dei popoli. E’ la democrazia dei “beni comuni” che, da un po’ di anni, affascina studiosi e politici che si richiamano a questi imperativi, universalistici e pubblicistici che, come spesso accade, non sono una novità ma rappresentano il Dna della nostra Costituzione e della democrazia. La democrazia non va qualificata con altri aggettivi. Non esiste la democrazia liberale, né quella sociale. La democrazia è tale o non è. E per essere tale deve essere partecipata, finalizzata alla valorizzazione dell’uomo e di quei beni dalla cui gestione dipende l’inveramento dei diritti di cittadinanza: i beni comuni. Proprio come l’acqua.Oggi, ci sono a discutere di questo tanti cittadini, associazioni, professori e intellettuali, compagni di battaglie civili: come Ugo Mattei, Leoluca Orlando, sindaco di Palermo; Alberto Lucarelli, a cui devo dire grazie per il lavoro svolto come Assessore ai Beni Comuni, e per aver permesso questa trasformazione da Arin Spa in Abc Napoli, cioè “acqua bene comune”; ringrazio il professor Stefano Rodotà che, attraverso la sua candidatura alla Presidenza della Repubblica, ha dimostrato come il tema della democrazia dei diritti sia uscito dall’angustia del dibattito fra costituzionalisti, per diventare patrimonio comune e vessillo di cambiamento civile, come gli hanno manifestato tanti italiani in questi giorni. Per ragioni di spazio, non posso citare tutti quelli che oggi sono qui con noi. Ma vi ringrazio tutti. Uno ad uno. E ringrazio, soprattutto, chi non ci sarà; chi, ogni giorno, da Bolzano a Lampedusa, lotta per l’acqua pubblica e per una democrazia migliore.