Sognando la California. Per costruire il presente di Napoli. Non è utopia e sogno, ma concrete politiche di sviluppo per tutti noi. Sono appena tornato da una visita istituzionale che mi ha portato, da sindaco di Napoli, a San Francisco. Una visita che ci ha permesso di chiudere importantissimi accordi che hanno una ricaduta importante per la città che amministro.
In termini di occupazione, sviluppo, economia della conoscenza. Abbiamo siglato un protocollo fra l’Università di San Francisco e la Federico II di Napoli, per organizzare workshop biennali in entrambe le città, favorire lo scambio fra ricercatori e rafforzare la produzione scientifica. Un altro accordo è stato raggiunto nell’ambito della Innovation Technology e delle start up, con il contributo di Skillpoint Association, Mind the Bridge Foundation e Campania Felix. Un patto per l’occupazione e per la formazione, attraverso il finanziamento di borse di studio per giovani imprenditori napoletani per studiare presso la Mind the Bridge Start Up School di San Francisco. Mind the bridge è il motore istituzionale che sta dietro al successo della California; l’incubatore di imprese attraverso il quale il governo locale ha guidato quella straordinaria e spontanea industrializzazione della Silicon Valley, che l’ha portata a essere la Mecca mondiale di Web e tecnologie. California e Napoli per la cultura.
Il 25 ottobre, l’orchestra e il coro del San Carlo e della San Francisco Opera hanno suonato insieme, diretti dal maestro Luisotti, nel Requiem di Verdi, in occasione del progetto “L’unione delle due baie”. Con San Francisco, infine, promuoviamo l’approccio “rifiuti zero” e cerchiamo di importare buone pratiche sul fronte delle Smart city, sostenibili e a misura d’uomo. Napoli come la California? Troppo ambizioso? Ambizioso sì, ma possibile.
La California non era il cuore industriale degli Stati Uniti; è l’economia della conoscenza, della ricerca, che ha fatto prendere il treno dello sviluppo all’estremo Occidente americano; attraverso un’industria ad alto capitale umano, mettendo a sistema l’eccellenza delle proprie università. Napoli ha perso il treno dello sviluppo industriale fordista ma è saltata sul vagone della knowledge economy. Nella nostra città, abbiamo eccellenti aziende e professionisti nel settore delle ICT, brillanti ricercatori, tante università che valorizzano prezioso capitale umano, una grande tradizione medico-scientifica.
Il problema di Napoli non è la qualità dell’offerta lavoro, ma la quantità; con grandi sacche di giovani il cui percorso scolastico è difficile e complesso, tagliati fuori da un mercato piccolo e poco competitivo. Ma la nuova economia, quella della Silicon Valley, è trainata dalla qualità dei saperi. In questo campo, possiamo giocarci la nostra partita. Ora serve che le Istituzioni facciano la loro parte, favorendo accordi e scambi, per creare un effetto moltiplicatore. Affinché tutta la città possa godere di queste trasformazioni. E’ con questo progetto nella testa e nel cuore che abbiamo siglato questa collaborazione. Uno scambio che crea ricchezza e che è già realtà.A San Francisco ho incontrato tanti ricercatori napoletani. Ora, quei ricercatori sanno che la loro città non li lascia soli.