Difendere l’ambiente è anche una battaglia contro le mafie. Ancora più difficile nel Mezzogiorno. La presentazione del nuovo Report 2013 di Legambiente conferma il triste primato del Sud come territorio violentato dalle ecomafie. Un business da 16,7 miliardi di euro di fatturato, che trova nel mattone selvaggio e nello smaltimento dei rifiuti gli assett più profittevoli. Affari d’oro per le cricche dei colletti bianchi, che hanno saldato i loro interessi con le massomafie, la politica corrotta.
Fino ad oggi, oltre l’80% dei Comuni sciolti nella provincia di Napoli presenta fra le motivazioni non solo l’infiltrazione camorristica, ma anche l’abusivismo edilizio e la speculazione immobiliare. Camorra e cementificazione sono quasi sinonimi. Un dato ancora più inquietante, se si pensa che Napoli è prima città per superfici impermeabilizzate, cioè cementificate, d’Italia; e l’Italia è, a sua volta, fra le aree d’Europa maggiormente aggredite dalle colate.
Nel nostro Paese, fra il 1990 e il 2005, sono stati divorati dal cemento 3,5 milioni di ettari, a un ritmo di 244.000 ettari l’anno. In Germania, dal ’98, il consumo di territorio non può crescere più oltre gli 11.000 ettari l’anno. La criminalità distrugge l’ambiente anche con il controllo della gestione dei rifiuti, spesso monopolizzato da aziende della mafia. Un conto salato: per cittadini e anche per gli imprenditori onesti, messi fuori gioco dalla competizione senza regole delle cricche eco-mafiose. Per questo, la nostra amministrazione ha deciso l’internalizzazione della gestione rifiuti ancorandola nel settore pubblico che consente anche un contenimento dei costi. Abbiamo usato la stessa fermezza contro gli speculatori del mattone. E abbiamo puntato sulla difesa del territorio.
La difesa di quelle rare che rappresentano una ricchezza per la città: Napoli è il primo capoluogo d’Italia per produzione, nel territorio comunale, di vini Doc; nonostante il sacco edilizio degli anni 70-80. Da lì, dobbiamo ripartire. Per questo, abbiamo aperto nuovi orti urbani, nella convinzione che la terra, curata da start up di cooperative giovanili, possa essere messa profittevolmente a reddito in questo modo, e sottratta alla speculazione, con la complicità di quegli amministratori che hanno favorito spregiudicate nuove destinazioni d’uso per le aree ex agricole.
La camorra vuole violentare l’ambiente. Ma noi abbiamo il dovere di difenderci. Perchè, come recita la Costituzione, “la Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.