La storia di Peppino Impastato è simile alla storia di tanti giovani, o non più necessariamente giovani, comunque donne e uomini che difendono la molteplicità dei territori italiani dalla speculazione, spesso voluta dai poteri mafiosi, e quindi dalla devastazione. Un’ azione di opposizione alle scelte calate dall’alto che il più delle volte sa mutarsi in proposta politica per una sana gestione del bene comune territorio.
L’impegno di Peppino Impastato contro la costruzione dell’autostrada dalle troppe e insensate curve, progettate al solo fine di ingolfare i conti di chi speculava nel cemento armato e nel calcestruzzo, fu precursore dei tanti comitati che dal nord dei NoTav fino alla Sicilia di oggi del NoMuos rappresentano veri presidi di democrazia e partecipazione. Come la militanza in Radio Aut fu anticipatrice dell’esigenza di raccontare in prima persona il proprio territorio facendo così vera informazione, questa rispetto la quotidiana controinformazione dei gruppi editoriali troppo inclini ad assecondare e legittimare poteri di grandi cordate politiche e imprenditoriali.
L’atteggiamento dissacrante verso boss e politici fu il suo inconfondibile tratto distintivo che gli valse la morte. Proprio quell’atteggiamento ha fatto scuola per tanti giovani che hanno avuto così un valido esempio di come si deve sempre prendere in giro il potere. E nel giorno del ricordo di un barbaro assassinio di mafia vale la pena pensare quella vita quanta coscienza critica ha generato. E vale la pena ripetere sempre quella frase come un mantra: la mafia è una montagna di merda.

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