La repubblica italiana, come recita la costituzione, è fondata sul lavoro che rappresenta, dunque, il primo diritto.
La Costituzione va attuata pienamente perchè oggi, questo diritto, non è garantito a tutti. In questo primo maggio il pensiero va a tutte coloro e tutti coloro che vivono la schiavitù della precarietà e della disoccupazione, a quante e quanti, spesso immigrati, sono costretti a lavorare in nero senza alcun diritto, mettendo a repentaglio la propria vita, per assenza di controlli e inadempienza delle norme sulla sicurezza.

In questo primo maggio il pensiero va a quante e quanti, all’interno di una crisi drammatica, perdono in età matura il proprio lavoro, finendo nella spirale di una inoccupazione mortificante. In questo primo maggio il pensiero va alle nostre giovani menti costrette all’emigrazione, fenomeno che desertifica culturalmente e socialmente il nostro paese, che ferisce la nostra comunità, soprattutto meridionale, dove il fenomeno pesa e incide.
Per questo la sfida che ora si pone, anche a questo nuovo governo di larghe intese, è quella di dare risposta a questo dramma, la nostra ferita più profonda, cioè il tema del lavoro, del diritto al lavoro.

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