Ho letto l’omelia del Cardinale Crescenzio Sepe e rimango ferito e dispiaciuto per l’attacco politico verso l’amministrazione. Mi aspettavo una discussione sul delicato tema, era quello il mio intento, discutere. Mi aspettavo dal Cardinale un contributo, anche duro, che portasse un punto di vista strettamente ecclesiale, di cui tener conto nella discussione stessa e nella successiva decisione.
Ho ricevuto, invece, un’invettiva alla quale sono costretto a rispondere per “legittima difesa”, poichè non rappresenta una legittima critica pertinente ad uno o piu’ fatti che rientrano nel dibattito democratico, bensì un affondo politico, fatto nel ricordo di una Santa a noi tutti molto cara, Santa Patrizia, fondato tra l’altro su evidenti distorsioni della realta’.
Questa amministrazione infatti, nonostante i tagli del governo, ha aumentato la spesa per le politiche sociali, verso i piu’ deboli, gli emarginati, i senza fissa dimora, i minori. Questa amministrazione sta affidando beni, case e terreni ai cittadini per finalita’ sociali, solidaristiche e di cooperazione. Questa amministrazione sta affrontando tutte le emergenze della città di Napoli, anche quelle che non sono di sua stretta competenza, in primis quella economica e occupazionale, che genera difficoltà e tensioni sociali, tanto da esporsi in tutte le sedi istituzionali affinchè la condizione di Napoli sia considerata come prioritaria trattandosi della capitale del Sud. C’e’ bisogno di unita’ e di amore, non di lacerazioni fondate sull’appartenenza.
Poi l’impegno per ridare una dignità anche abitativa ai rom come dimostra l’operazione del Parco della Marianella, per risolvere il problema dei rifiuti che infatti da un anno non affligge più la città, per la riapertura dei cantieri, per ottenere la bonifica e la riqualificazione di Bagnoli, per la ripubblicizzazione dell’acqua.Abbiamo una visione strategica della nostra citta’: piu’ lavoro, piu’ diritti civili, piu’ sicurezza, più libertà’, meno disuguaglianza di quella che abbiamo trovato ed ereditato da un passato nel quale il Cardinale c’era e certamente vedeva. Insomma piu’ Costituzione.
Sono solo pochi esempi perchè sono consapevole che non e’ la sede per soffermarsi su tutto quello che stiamo mettendo in campo senza soldi ma con infinita passione, tanto coraggio e con le mani pulite. Stupisce l’affondo del Cardinale Sepe anche perché quotidiani e ottimi sono i rapporti e gli incontri di lavoro che tutti gli assessori hanno con parroci, sacerdoti, associazioni cattoliche, volontariato. Del resto parte significativa della spesa sociale e’ indirizzata anche verso il mondo religioso.
Come ricorda lo stesso Cardinale, dovere dell’amministrazione è quello di farsi carico di tutte le sofferenze umane, di contrastare tutte le discriminazioni, di realizzare il principio, cristiano e costituzionale, dell’uguaglianza fra esseri umani. In questo senso ho inteso aprire un dibattitto su come affrontare il tema della prostituzione, con l’esperienza di magistrato e, oggi, il ruolo di amministratore. In modo laico, come laico deve essere l’atteggiamento di un buon amministratore che persegue solo il benessere dei propri cittadini, senza condizionamenti di nessun tipo, ma semplicemente tenendo a mente la natura umana e il suo diritto alla felicità o quanto meno al miglioramento delle condizioni della vita, oltre che il rispetto della legge. Ed ho avanzato una idea, realizzata anche in altre città d’Europa, una semplice idea. Senza far finta di non vedere il problema o nasconderlo, come troppo spesso si e’ fatto nel campo sessuale. Un tema che volevo fosse al centro di un confronto pubblico fra tutti i soggetti sociali e le associazioni che, con impegno , lavorano a tutela di chi si prostituisce.
Un’idea da portare in Consiglio Comunale, un’idea che non consiste nel riaprire le case chiuse, ma nell’adibire uno spazio cittadino, lontano da abitazioni e uffici, a chi ha scelto di prostituirsi, per evitarne lo sfruttamento criminale, garantendo sicurezza e controllo sanitario nei confronti di quante e quanti decidono di prostituirsi, con l’obiettivo finale della riduzione al minimo se non l’eliminazione auspicabile del mercimonio del corpo. Lei dice che l’amministrazione vuole tornare alla case chiuse ? Giammai Cardinale! Ma dove lo ha letto?
Lei che si e’ occupato di ben altre case quando era a Roma, sa bene che noi vogliamo case aperte, trasparenti, luoghi liberi, luoghi di culto per tutte le religioni, case da assegnare ai piu’ deboli, luoghi per l’inclusione e la solidarieta’. Cosi’ come apriremo entro l’anno le mense del popolo, cosi come realizzeremo con Emergency un polo di assistenza sanitaria, cosi’ come daremo altre due grandi strutture ai senza dimora, cosi come destineremo parte dell’ Albergo dei poveri ad un luogo di accoglienza per chi e’ sofferente o privo di diritti. Era dunque non una decisione calata dall’alto ma una semplice proposta, di chi vede, nel silenzio generale, aumentare nel Paese la prostituzione soprattutto minorile, volta anche a scardinare il muro di ipocrisia costruito intorno ad un fenomeno “scomodo” da affrontare, di cui oggi – infatti e finalmente- parla anche il Cardinale Sepe.
Rivendico, poi, l’istituzione del Registro delle unioni civili come forma di progresso, anche rispetto alla vacatio legislativa nazionale, non credendo che esistano legami di serie a e di serie b, e volendo dare realizzazione al principio costituzionale di uguaglianza.
Ricordo che anche altre amministrazioni italiane ci hanno chiesto consulenza sul tema e, con orgoglio, abbiamo assecondato questa loro richiesta, così come siamo un modello per la difesa dei beni comuni a partire dall’acqua. Garanzia di uguaglianza, realizzazione della felicità, promozione dei diritti di tutti, tutela dei beni comuni: caro Cardinale, non sono questi temi che, anche da cattolico, prima ancora che da cittadino, sono cari anche a Lei? Non sono questi problemi per i cittadini? Credo, purtroppo, a leggere le Sue parole, che la questione non riguardi le specifiche scelte di questa amministrazione, dunque la proposta sulle aree rosse oppure sul parco dell’amore oppure l’istituzione del Registro per le unioni civili.
Mi sembra evidente che non siano le priorita’, suvvia Cardinale, lo sa bene anche Lei, ma sono temi sui quali una grande citta’ come Napoli non puo’ non interrogarsi e quindi decidere.
Questa amministrazione, lo dico da cattolico ma soprattutto da sindaco dunque da amministratore laico, rispetta tutti e prende molto in considerazione la Chiesa, soprattutto il Vangelo e chi lo pratica, ma non accetta diktat da nessun potere; il mio giudice sono i cittadini ai quali ho deciso di dedicare in modo assoluto e senza alcun risparmio di energie la mia vita e il mio impegno civile per 5 anni.
Il popolo cattolico è stato e sarà sempre un mio interlocutore, come lo sono tutti i cittadini, che sanno riconoscere che il ‘prendersi cura’, dovere di una amministrazione, significa anche e soprattutto farlo dei più deboli e discriminati, a partire dalle loro condizioni materiali ma anche dalle discriminazioni nei diritti. Il pane e le rose, si diceva negli anni ’70 e come Vangelo insegna. Quel Vangelo che è l’unico libro che non tolgo mai dal mio comodino.