Il 10 dicembre è una giornata importante. E’ “la giornata del caffè sospeso”.
Un nuovo modo di riflettere su economia e solidarietà, in tempo di crisi, davanti ad un bel caffè. Si tratta di una manifestazione dal forte contenuto simbolico, organizzata dalla Rete del caffè Sospeso, un insieme di associazioni che invita i locali d’Italia a riprendere l’antica usanza napoletana di lasciare un caffè in omaggio per i meno fortunati.
Fino al Secolo scorso, infatti, a Napoli, chi era meno abbiente poteva trovare al bar un caffè in omaggio, pagato da un precedente avventore, che lo lasciava in “sospeso” per persone meno fortunate che non potevano permetterselo.
Non si trattava di elemosina ma di un atto di solidarietà. Quella pratica era figlia di un’Italia diversa, dove l’economia non era un fine ma un mezzo, iscritta in una complessa rete di relazioni sociali, dove l’uomo, non il profitto, era al centro di tutto.
Il caffè sospeso era un esempio di quella “economia del dono”, studiata da antropologi e storici, per la quale le relazioni umane e la solidarietà erano il senso stesso dell’agire. Un’altra economia possibile e che ha lasciato traccia direttamente nel nome dell’istituzione che rappresento.
I Comuni, infatti, si chiamano così proprio perchè erano i soggetti che gestivano i beni comuni, come la terra, l’acqua e l’economia.
Beni, fondamentali per la vita della collettività, sui quali tutta la comunità esercitava i così detti usi civici, come i diritti di godere tutti e indistintamente dei frutti della terra.
La grande battaglia per i beni comuni di cui mi sono fatto portavoce nelle vesti di sindaco di Napoli, quindi, ci permette di tornare alla vocazione principale del Comune, come istituto che, al fianco della collettività, deve poter, prima di tutto, garantire dignità e solidarietà ai cittadini, proteggendo quei beni che devono essere amministrati in modo partecipato per essere accessibili a tutti, anche alle generazioni future.
Da questo punto di vista, lo Stato, attraverso i diritti di cittadinanza, ha il compito di risarcire la collettività dalle iniquità prodotte dal mercato, al fine di garantire la libera fruizione di quei beni collettivi che non possono essere erogati in base all’utile, pena mettere a rischio la dignità dell’uomo.
Ognuno di noi, infatti, prima di essere consumatore, è un cittadino, titolare di diritti inalienabili che presuppongono il godimento di beni, che per la loro importanza, non possono essere delegati al mercato.
Il 10 dicembre, anche pagando un caffè per i meno fortunati presso i locali che avranno aderito all’iniziativa, potremo fare un gesto concreto a favore della solidarietà.
In poco più di un anno di vita, la Rete del Caffè Sospeso, infatti, ha creato significativi scambi e condivisioni fra i 7 festival che hanno inizialmente aderito al progetto. Ora, grazie all’istituzione della giornata del caffè sospeso, in concomitanza con la Giornata Internazionale dei Diritti Umani, abbiamo la possibilità di affermare come la protezione della nostra dignità dipenda anche dalla promozione di un nuovo modo di fare economia.
Basta poco. Anche un caffè
Luigi de Magistris