La città; di Napoli sta celebrando Le Quattro giornate. Dal 28 settembre, fino al 1 ottobre, il Comune è impegnato a ricordare, insieme alla cittadinanza, l’estremo sacrificio realizzatosi 68 anni fa. Nel 1943, infatti, Napoli si ribellò all’oppressione nazifascista: unica città d’Italia ad autoliberarsi dalle truppe di occupazione tedesche e dalla dittatura di Mussolini. Napoli accolse, dunque, i militari alleati da città già libera, stremata e ancora sanguinante, mutilata e offesa, ma comunque libera per suo merito. Le Quattro giornate sono motivo di orgoglio per noi napoletani, perchè testimoniano come questa città sia da sempre capace di difendere la propria libertà e la propria dignità. Anche oggi è così e lo sarà anche domani. Abbiamo deciso di ricordare questi giorni importanti con una serie di iniziative cittadine, fra le quali una serata, quella di ieri, al Maschio Angioino. Oggi, invece, gli assessori della Giunta hanno incontrato gli studenti nei diversi istituti scolastici. Personalmente sono andato al liceo classico Pansini, da me frequentato da ragazzo. Ho ascoltato le domande e le riflessioni dei giovani studenti, ho ricordato loro quanto sia importante difendere i valori democratici che la Resistenza ci ha consegnato e che sono ancora attuali: la libertà  l’uguaglianza, la tolleranza. Quei valori e quella Resistenza vivono nella nostra bella Costituzione, su cui Piero Calamandrei investiva tutta la speranza di futuro della nostra democrazia. Rivolgendosi agli studenti.

Calamandrei li esortava: “voi giovani alla Costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra gioventù, farla vivere, sentirla come vostra, metterci dentro il senso civico, la coscienza civica”, perchè “in questa Costituzione c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato, tutti i nostri dolori, tutte le nostre sciagure, le nostre glorie. Sono tutti sfociati qui in questi articoli e, a sapere intendere, dietro questi articoli ci si sentono delle voci lontane … quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, è un testamento, un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è  nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati”. Non credo ci sia altro da aggiungere rispetto a queste parole così intense e attuali. Perchè anche oggi la Costituzione va difesa, anche oggi la Resistenza insegna.

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