Il trionfo al referendum di questo weekend va perfino oltre il contenuto dei quesiti stessi e l’ennesima sberla data in pochi mesi al governo Berlusconi. Dopo anni di umiliazioni pubbliche, leggi ad personam, crisi economica e insulti veri e propri, il popolo italiano ha finalmente alzato la testa e trovato la forza di ribellarsi contro un sistema che lo vorrebbe completamente anestetizzato ed asservito. D’altronde le elezioni di Napoli e Milano di due settimane fa avevano già fatto capire che in Italia l’aria è ormai cambiata.
I quasi 27 milioni di italiani che si sono recati alle urne, nonostante gli inviti del Premier ad andarsene al mare, sono il segno tangibile di una società più che mai viva e vegeta e della linfa vitale che scorre ancora nelle vene del nostro Paese. Decine di movimenti, comitati, associazioni e semplici gruppi di amici si sono mobilitati nell’arco di settimane per spingere la gente a votare, per portare l’Italia a riappropriarsi del proprio futuro. Uomini, donne e ragazzi che sono scesi in pizza volontariamente, senza guadagnarci niente, che hanno speso tempo ed energie per un solo obiettivo: assicurare all’Italia un futuro migliore.
Dopo anni di lavaggio del cervello televisivo, di propaganda politica e di populismo dilagante, gli italiani si sono rimessi in piedi con un colpo di reni, svegliandosi da un torpore durato troppo a lungo. Le bugie del fantasmagorico mondo berlusconiano purtroppo non hanno avuto le gambe corte, dal momento che hanno “fregato un intero paese” (per citare il The Economist, noto giornale comunista) per quasi 20 anni, ma alla fine si stanno rivelando per quello che sono: fumo negli occhi di una nazione assoggettata agli interessi di Uno solo. Oggi queste bugie non convincono più nessuno, il populismo di Berlusconi è da rottamare.
Recandosi alle urne, gli italiani non hanno soltanto detto addio al nucleare, No alla privatizzazione dell’acqua e ribadito l’uguaglianza di tutti di fronte alla legge, ma si sono riappropriati del loro diritto più grande: la libertà di decidere. Un diritto che abbiamo rischiato di perdere assuefatti alle favole di un governo e del suo apparato propagandistico, forte, imponente, ma fortunatamente non invincibile. Nonostante le balle di Berlusconi sulla magistratura deviata mentalmente, il bisogno di nucleare e il risanamento delle casse pubbliche svendendo l’acqua di tutti, gli italiani hanno deciso di decidere, e hanno deciso di dire No.
Questo è il messaggio forse più rivoluzionario di questo referendum: “Caro Berlusconi, puoi possedere i tuoi deputati, le tue televisioni e i tuoi milioni…ma non possederai mai gli italiani. L’Italia non è tua, e non lo sarà mai!”. L’Italia appartiene solamente al popolo sovrano, a quei milioni di cittadini (oltre 2 in Campania) che da settimane si spendono per proteggere il loro futuro e quello dei propri figli, a quei milioni di italiani che lavorano e pagano le tasse, a quei milioni di italiani che vivono una vita onesta e pulita e che la mattina non hanno problemi a guardarsi allo specchio.
A uscire vincitrice da questo referendum è l’Italia tutta, un Paese che da qualche mese ha deciso di dire Basta al dittatore di Arcore (dove pure hanno vinto i SI) e che è orgoglioso della propria democrazia e della propria storia. Dal Dopoguerra agli anni di Piombo, l’Italia ha sempre trovato la forza di tirare fuori il meglio nei momenti più difficili. Il berlusconismo è senza dubbio uno di questi. Ma l’Italia sta dimostrando di volersi riappropriare dei suoi anni più belli, di tornare a essere l’orgoglio e il fiore all’occhiello di un’Europa che da troppo tempo ci ride addosso.
Con il voto del referendum, gli italiani hanno aperto una delle più belle pagine della democrazia degli ultimi anni. Adesso è il momento di andare avanti.
No al nucleare, no all’acqua privata, no al legittimo impedimento, no a Berlusconi. Si all’Italia e al suo popolo.