Nei giorni scorsi ho partecipato a Reggio Calabria ad un importante seminario sui beni confiscati. Presenti diversi Sindaci del Sud. È sempre forte emotivamente per me ritornare in Terra di Calabria. Nel viaggio in treno verso Reggio mi sono soffermato ad incrociare i volti dei tanti pendolari. Un’immagine costante: su e giù per la tratta Roma-Reggio. Un tuffo nel passato quando viaggiavo su quei treni affollatissimi, con tanta gente, semplice, umile, vera, fiera che ho conosciuto in dieci anni di Calabria. Volti che raccontano storie, di sofferenza e di determinazione, ma anche di rabbia e di rassegnazione. Sui beni confiscati sono stato sempre in prima linea. Da magistrato quando per anni ho avuto la delega per le misure di prevenzione antimafia occupandomi di sequestri e confische. Da sindaco, anche della città metropolitana, per l’impulso forte che dò su confische e restituzione dei beni alla fruizione collettiva e sociale. È stata un’emozione forte visitare a Reggio Calabria lo studio legale dell’Avvocato Paolo Romeo, bene oggi confiscato. In quello studio per mesi disposi da pubblico ministero – in un’indagine per fatti di mafia che riguardava magistrati, politici, esponenti apicali delle istituzioni e le organizzazioni mafiose più potenti in città – un’intercettazione ambientale ed effettuai personalmente una perquisizione nel novembre del 2004. In quello studio, tra le varie conversazioni, ne intercettammo una in cui il sottosegretario alla giustizia condivideva con l’Avv. Paolo Romeo – già coinvolto nel passato in altri procedimenti penali – il discorso per l’inaugurazione dell’anno giudiziario che avrebbe tenuto a Reggio Calabria. Dopo un paio di mesi che eseguimmo arresti e perquisizioni – inchiesta che ebbe eco fortissima – fu disposta un’ispezione da parte del Ministero della Giustizia. Dal gennaio 2005 fino alla fine del 2007 sono stato sotto ispezione senza soluzione di continuità – con riferimento alle numerose indagini di cui ero titolare – fino a quando non mi hanno tolto i procedimenti penali, strappato la toga di pubblico ministero e trasferito per incompatibilità ambientale. I collusi sono rimasti saldi al loro posto per continuare a delinquere ed io sono stato inviato a fare il giudice del Tribunale del Riesame a Napoli. Ci sono ora ritornato da Sindaco in quello studio legale, non senza commozione e qualche lacrima nascosta, il tempo ogni tanto si mostra galantuomo, da un male senza fine mi è nata la forza per reagire, per rialzarmi e per lottare senza sosta, oggi come allora, sempre per la Giustizia.