Ho vissuto sempre al Sud.
Quasi sempre a Napoli, da studente, da magistrato, da Sindaco. Nove anni li ho trascorsi in Calabria da magistrato. Per due anni ho lavorato tra Bruxelles e Strasburgo. Il Sud l’ho vissuto nella prima linea, quella dove si usa l’artiglieria pesante. Penso di conoscerlo bene. Soprattutto conosco assai bene la “mia” Napoli, la Campania, la Calabria, anche la Lucania della quale mi sono dovuto occupare quando ero pubblico ministero a Catanzaro. Il Sud l’ho osservato da diverse angolature: dalla strada, ho vissuto sempre tra la gente quasi mai nei salotti, da pubblico ministero, da sindaco, da osservatore sui fondi europei al parlamento europeo. Ho visto la politica – a braccetto con criminalità organizzata e borghesia mafiosa – mangiarsi il Sud, violentarlo, costruire un blocco sociale, economico e culturale buono a foraggiare una oligarchia di potere e garantire voti all’occorrenza. Ho visto scrivere fiumi di inchiostro sulla questione meridionale.
Il Sud, secondo me, ha vitale necessità di condotte concrete. Da parlamentare europeo ho contribuito affinché ci fosse più trasparenza nel ciclo dei finanziamenti europei. La grande torta per la criminalità organizzata dei colletti bianchi. Da magistrato ho cercato di individuare fatti che avevano creato un vero e proprio sistema criminale che soffocava le nostre terre, distruggeva vite e futuro. Il Sistema ha reagito e mi ha fermato illecitamente con il contributo di vertici delle Istituzioni. Ma quel lavoro non è stato vano. È servito, anche se mi è costato la toga. Da Sindaco ho cercato di governare tenendo fuori il Sistema, mantenendo autonomia e libertà, rompendo interessi affaristici e criminali, dando spazio alla gente. Si tratta di percorso voluto con grande determinazione, ostacolato ogni giorno in modo palese ed occulto, caratterizzato pure da errori e manchevolezze, ma ora vogliamo anche provare a proporre una fase nuova.
Parto da Napoli, la città che amministro. Abbiamo governato per quattro anni senza soldi, strangolati dal debito di venti anni fallimentari che ci hanno consegnato una città sommersa dai rifiuti e depressa, siamo stati soffocati dalla troika dell’austerità liberista dei governi Berlusconi-Monti-Letta-Renzi, circondati dai famelici ai quali abbiamo rotto la mangiatoia politico-affaristica, hanno piombato le ali dell’aeroplano della riscossa. Ma non per questo ci siamo lamentati, ne’ siamo andati da qualcuno con il cappello in mano, men che mai ci siamo arresi o abbiamo cercato compromessi morali, ne’ abbiamo rinunciato al nostro progetto.
Napoli oggi è un’altra Napoli rispetto a quella del partito unico della spesa pubblica. Il lavoro è ancora immane, ma Napoli non è più la città dei rifiuti da quando sono diventato Sindaco, è piena di turisti, immersa nella cultura diffusa ed orizzontale, piena di energie. Con tanto riscatto sociale e voglia di lottare nelle periferie. Quanta umanità in movimento. Agorà di prossimità che crescono ogni giorno per prendersi in cura il bene comune principale: la nostra Terra. Noi apparteniamo a Napoli, non apparteniamo a qualcuno che decide per noi. L’appartenenza alla Terra genera orgoglio e produce un processo di liberazione culturale, economica, politica e sociale incredibile. La città si sta emancipando e vogliamo provare a consolidare ed accelerare.
Realizzando la Grande Napoli.
L’Italia non può che ripartire dalle comunità, dal suo popolo. Napoli, l’area urbana d’Europa più popolata per densità e la città con il maggior numero di giovani in Europa, si candida a creare un modello creativo alternativo al centralismo autoritario ed a quel tipo di politica che parla vacuamente di meridionalismo e questione meridionale ma sono tutti protesi affinché il sud non si riscatti, perché altrimenti perderebbero potere politico ed economico e soprattutto si romperebbe il rapporto tra mafie e istituzioni. Siamo in grado di costruire un modello autonomo che sappia sostenersi dal punto di vista istituzionale, economico e finanziario. E che crei lavoro. A Renzi che propone con il medesimo megafono berlusconiano l’eliminazione delle tasse – sapendo che si tratta di obiettivo non realizzabile a livello centrale, salvo scaricare tutto su comunità locali e cittadini utilizzando il gioco delle tre carte – rispondiamo con un contropotere dal basso che sconfigga propaganda e centralismo autoritario ed incriccato (permeato di cricche).
E’ venuto il momento che almeno nelle città metropolitane ci sia autonomia finanziaria e tributaria. A Napoli l’obiettivo lo vogliamo realizzare.
Ci piace costruire la Città-Comunità.
Abbiamo risanato finanza e conti con le nostre forze e gli sforzi dei cittadini. In futuro la tassazione locale sui servizi si deve decidere a livello locale e le risorse debbono rimanere tutte in città. Oggi Governo e Parlamento decidono tasse e imposte – che non hanno mai diminuito e non sono in grado di farlo, da Berlusconi a Renzi -, i comuni fanno gli esattori e le risorse non rimangono per intero sul territorio. Con l’autonomia finanziaria e tributaria si eliminerebbero anche i trasferimenti di fondi nazionali – quindi lo Stato nelle sue funzioni costituzionali non si indebolisce – mentre noi potremo finalmente agire in piena autonomia. Realizzare i progetti per cui ci siamo impegnati senza essere tenuti al guinzaglio. Noi la strada l’abbiamo già intrapresa. Dal 1 gennaio 2016 non avremo più Equitalia bensì la nostra struttura comunale di riscossione. Nel 2015 procedendo in questa direzione abbiamo già recuperato 50 milioni di evasione. In questo modo potremmo ridurre le tasse ed investire tutto sul territorio. Napoli diverrebbe area ad alta convenienza per tutti gli operatori economici in quanto vi saranno zone libere da tributi per investimenti puliti e non speculativi. In questo modo elimineremo anche lo scempio delle assicurazioni per auto e moto più care d’Italia. In questo modo potremmo introdurre – in attesa di Governo e Parlamento che annunciano solo ma nulla fanno – il reddito minimo metropolitano. La lotta alle disuguaglianze in scala cittadina. Ma soprattutto saranno i cittadini di Napoli a decidere e beneficiare dei denari incassati. Si stanno creando le agorà di prossimità, tante comuni dove i cittadini avranno risorse e le utilizzeranno in autonomia per portare avanti i loro progetti: ex discariche che diventano orti, beni abbandonati trasformati in centri sociali, aree dismesse rilanciate come spazi culturali, zone abbandonate riqualificate in centri sportivi e quanto altro i cittadini vorranno nei quartieri, nei borghi, nelle strade, nei vicoli. Le imposte comunali diventano denaro di comunità per il bene comune. Insieme Comune ed abitanti, ognuno con la propria autonomia. Tutto nella massima trasparenza con pubblicazione di tutti i dati. È venuta anche l’ora che si attribuisca ai sindaci metropolitani più potere e responsabilità in materia di sicurezza urbana. Ci vogliamo assumere responsabilità, ma avere strumenti per poter operare. La responsabilità si deve accompagnare al potere. Noi vogliamo responsabilità e potere da usare con il popolo e per il popolo. Dimostrare che la riscossa del Sud e’ indispensabile per la ripartenza dell’Italia. Dalla rivoluzione culturale, alla lotta alle disuguaglianze sociali ed economiche, dall’economia dal basso alla difesa del territorio, per ritrovarsi nell’orgoglio meridionale. Di questo ne beneficerà l’Italia intera. La forza, la passione, il coraggio, la creatività ci condurranno a mettere in campo una stagione di autodeterminazione, un modello di governo con minore burocrazia pubblica e più autogestione collettiva democratica di prossimità. Il Comune fa la sua parte e le Comuni fanno la loro parte, i cittadini tutti ci mettono braccia e cuore. Quando il Sud ci crede, si ribella e fa sul serio, la lezioncina del masterplan – stile buona scuola per capirci – appare essere solo una provocazione, un’offesa per le nostre popolazioni, per la nostra dignità.
Al lavoro e alla lotta !

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Caro Roberto ho letto il tuo articolo e sono rammaricato che tu abbia travisato il mio pensiero

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